Tre dipinti di Emilio Bocciardo,
“squisito cantore”
della riviera di Levante

Emilio Bocciardo, Libeccio nel golfo, 1933, olio su tela, cm 45,5 x 38
Emilio Bocciardo, Libeccio nel golfo, 1933, olio su tela, cm 45,5 x 38

Galleria Arte Casa propone tre preziosi dipinti della riviera di Levante di Emilio Bocciardo, “squisito cantore” del mare e del paesaggio, che ha trovato, in questo tratto di costa, il luogo di ispirazione privilegiato. La luce naturale è l’elemento in cui è possibile individuare la genesi poetica dei dipinti: che sia attutita dalle fronde ombrose degli alberi che fanno da cornice alla spiaggia di Niasca nel Libeccio nel golfo o tradotta nei bagliori iridescenti che accendono la superficie dell’acqua trasparente della baia nel dipinto Paraggi. Estate 1929

Emilio Bocciardo, Paraggi. Estate 1929", olio su cartone, cm 38 x 46
Emilio Bocciardo, Paraggi. Estate 1929, olio su cartone, cm 38 x 46

Esempio emblematico della varietà stilistica dell’artista è San Fruttuoso di Camogli, nel quale intraprende la via della riduzione geometrica degli elementi della composizione. Da un punto di vista non convenzionale, il pittore imprime sulla superficie pittorica uno degli scorci più suggestivi della riviera. Emilio Bocciardo è stato un pittore colto ed elegante, capace di esprimere una poetica in totale autonomia rispetto alle tendenze artistiche dell’epoca e al contempo raffinato interprete della pittura di paesaggio del primo Novecento. Celebrato nell’importante mostra antologica allestita presso il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, in vita ha mantenuto grande riservatezza, cercando di rimanere al di fuori dei circuiti espositivi. Fra le poche eccezioni vi è la mostra allestita presso la Galleria Valle nel febbraio del 1929. Esposizione presentata da Bruno di Roccabruna sulle colonne della “Rassegna d’Europa e dell’America latina”:

«A che scuola appartiene Emilio Bocciardo? Impressionismo? Divisionismo? Novecentismo? No: la domanda è qui fuori luogo. Un pittore aristocratico che consideri l’arte non come “mezzo” ma come conforto dello spirito, non ha bisogno di inquadrarsi in accademie nè di sconvolgere alcunchè. La natura gli appare sorella, amica, e la comunione con essa, con la sua grande dolcezza, con la sua indicibile melanconia, con la sua segreta ragione di fascino, nasce spontanea, immediata al di fuori di ogni volontà di tecnicizzare e di sovrapporsi, con un bagaglio di teorie, sull’impressione che avvince e conquista lo spirito. Così Emilio Bocciardo si ricollega in tutta spontaneità e in massima freschezza alla tradizione italiana della pittura di paesaggio; alla obiettività formale vista con occhio fermo, ma sentita con cuore emozionato. Questi quadri risentono della natura, dell’osservazione diretta; è il “sopralluogo” che ha guidato la mano corretta ed equilibratissima del pittore, ma è la luce dell’ora che gli ha cantato in cuore il motivo suggestivo della poesia. Certe tonalità meridiane e mattinali d’una chiarezza vibrante, certi impasti cromatici hanno della scuola napoletana: ricordano Irolli. Le marine e le scogliere ombrate d’ombre di pini sono d’un carattere ligure potente e inconfondibile. Bocciardo è un “consumato” in materia di pittura e sfoggia arditezza di tagli, di scorci e affronta apertamente le difficoltà dei più crudi impasti cromatici con una spontaneità quale soltanto ai maestri è permessa. Come sente questo mare, questo cielo, questi olivi! Come rende la luce delle ore, la tinta delle vecchie case, la poesia delle ville, il profumo spirituale, insomma, di questa nostra vecchia costa ligure bella sempre, sia nella “luminosità” con la casetta multicolore che si crogiola al sole e sembra ridere con le sue vecchie porte verdissime in faccia al mare e vigilata dai cipressi, sia nell’ora del “piovasco” quando un velo tra il grigio e il viola unisce insieme cielo, scogliere, case, mare. In qualche momento l’ebbrezza di certe ore calde trascina l’artista e nell’arsura i pini e il mare gli escono dal pennello con intense vibrazioni che ricordano la maniera di Rubaldo Merello. Un pittore ligure, adunque, di più; uno squisito cantore di questa terra che tutti affascina ma di cui non tutti sanno esprimere il segreto poetico» (da Bruno di Roccabruna, Emilio Bocciardo, un pittore ligure, Genova 1929).

Emilio Bocciardo, San Fruttuoso di Camogli, 1930, olio su tela, cm 35 x 39
Emilio Bocciardo, San Fruttuoso di Camogli, 1930, olio su tela, cm 35 x 39