Con la mostra Maestri Liguri ‘800 e ‘900. 84a Edizione, Galleria Arte Casa conferma l’impegno nel presentare ai collezionisti la migliore arte figurativa ligure tra Ottocento e primo Novecento. Di seguito l’introduzione in catalogo a firma di Gianni Franzone, curatore della Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura – che ringraziamo per la disponibilità e l’entusiasmo.

«Come di consueto, all’approssimarsi della stagione autunnale-invernale, la Galleria Arte Casa ci invita all’appuntamento con una nuova proposta espositiva. Ribadendo con gusto, passione e intelligenza quella che è diventata la sua mission – e cioè la conoscenza, la valorizzazione e la promozione della pittura e della scultura liguri tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento, avviata decenni fa da Giovanni Paganelli e Tito Pelizza e ora proseguita da quest’ultimo con la collaborazione di Giacomo Goslino – Galleria Arte Casa ci ha ormai abituato a piacevoli scoperte e riscoperte, all’interno di un momento storico in cui gli artisti della nostra ragione hanno saputo esprimere proposte di grande interesse e originalità, allineabili con le migliori a livello nazionale, sebbene in qualche modo limitate dal proverbiale riserbo che ha spesso caratterizzato l’ambiente artistico ligure.
Nella mostra odierna – la numero 84 per l’esattezza – emerge in particolare un incantevole paesaggio con alberi e mare di Domenico Guerello del 1921, ascrivibile quindi alla stagione più felice del pittore di Portofino, prematuramente scomparso, esponente tutt’altro che secondario della temperie divisionista-simbolista; una piccola marina del 1915 di quel pittore innovativo e aggiornato che fu Sexto Canegallo, che dimostra, a quella data, non solo di aver assimilato ma anche superato la lezione divisionista; infine una scultura di Guido Micheletti, con tutta probabilità una Salomè danzante, databile ai primi anni venti, in cui la celebre danzatrice si contorce in una complicata movenza coreutica e in cui il costume ispirato a un oriente immaginario, tra Egitto e Mesopotamia assiro-babilonese, la volumetrica stilizzazione del corpo femminile e il valore eminentemente decorativo dell’opera la inseriscono a pieno titolo nel gusto déco che proprio all’inizio del secondo decennio del Novecento iniziava ad affermarsi.
Molte altre sono le novità e le conferme che il visitatore avveduto potrà trovare all’interno dell’esposizione: a tutti non resta che augurare una buona visione».