Le “gabbiette” di Oscar Saccorotti. Frammenti di un inventario emotivo

Diventate a buon diritto un simbolo della cultura ligure e genovese, le “gabbiette” di Oscar Saccorotti costituiscono un momento fondamentale al fine di comprendere a fondo le ragioni della poetica del pittore. Seppur non ascrivibili alla fase “storica” della sua produzione, hanno stimolato positivamente l’attenzione della critica e della letteratura artistica, occupando una posizione privilegiata nel collezionismo privato, il cui interesse crescente ne conferma il valore.

Oscar Saccorotti, Fringuello in gabbia, 1965 ca.
Oscar Saccorotti, Fringuello in gabbia, 1965 ca.

Il pittore compone un inventario naturalistico di forme e colori, dipingendo con l’attitudine di un ornitologo le caratteristiche di ogni singola specie. Nel 1973 Mario De Micheli scrive infatti che «Nei suoi quadri si incontra lo zigolo, il sassello, il gruccione, lo storno, il verdone, e naturalmente il passero, il cardellino, il tordo, il merlo, la beccaccia […] È un soggetto inesauribile per Saccorotti, un motivo centrale d’interesse, un recupero ininterrotto delle zone più segrete della sua ispirazione». Ma sono anche i semi, i richiami, i materiali poveri con cui sono realizzate le gabbiette, i rami, le foglie e i fili d’erba a trovare la loro collocazione in una sorta di museo dell’immaginario, nato dalla silenziosa attenzione del pittore nei confronti della natura, indagata attraverso le sue manifestazioni più semplici e quotidiane.

Nella seconda metà degli anni Settanta l’artista si ritira a vivere al Pettirosso di Megli, un rustico immerso nella natura e affacciato sul golfo Paradiso, «un microcosmo paradisiaco […] scrigno di gioie indescrivibili», come lo descrive Giovanni Arpino. Adottando uno stile di vita non troppo distante dall’idea di arte totale, Oscar Saccorotti trasforma lo spazio abitativo in luogo di inesauribile sperimentazione tecnica e poetica, assecondando una creatività fatta di cose concrete e di slanci immaginifici.

Oscar Saccorotti, Gabbietta e richiami
Oscar Saccorotti, Gabbietta e richiami, 1972

Piccoli oli e incisioni, la cui reiterazione non è lontana dalle ricerche intorno alla dimensione oggettuale delle cose che proprio negli anni Sessanta perseguivano i fautori delle neoavanguardie, le Gabbiette contribuiscono a determinare la grandezza di Oscar Saccorotti. Dopo aver partecipato da protagonista alla temperie artistica degli anni Venti e Trenta del Novecento, nel cedere il passo alle giovani generazioni, l’artista non rinuncia a dire la sua, rimanendo nel solco di un’innata coerenza intellettuale.

La Galleria Arte Casa propone tre raffinati esempi. Il Fringuello in gabbia, piccolo olio su tavola laddove i toni morbidi fanno da sfondo al movimento svolazzante del piccolo uccello e le note di un canto, che non è difficile immaginare, si diffondono nell’ambiente circostante. Di rilievo è il timbro di Piera Emanuela Barbaroux, storica gallerista milanese, riportato sul retro dell’opera.

Una composizione dalla struttura lievemente diversa caratterizza Gabbietta e richiami, resa viva dalle medesime qualità di delicatezza cromatica e levità formale. Sulla piccola mensola di legno, in un disordine armonico, sono disposti il mangime e i richiami, il cui utilizzo è tanto comune quanto fondamentale. Ed è sullo spessore di quest’ultima che compare, silenziosa, la firma dell’artista.

Oscar Saccorotti, Gabbietta appesa al ramo
Oscar Saccorotti, Gabbietta appesa al ramo, 1975

Nella Gabbietta appesa al ramo e nella Gabbietta, acqueforti acquarellate che provengono dallo studio dell’artista, l’incidenza del segno tipica del bulino si stempera nelle delicate velature di colore. Risuonano nella mente le parole che il poeta Carrieri riserva all’attività incisoria di Saccorotti nel 1970, «Dopo le incisioni di Morandi non avevo più visto niente di più nostrano e attraente».

Oscar Saccorotti, Gabbietta appesa al ramo, acquaforte acquarellata, III Prova d'artista, 1979
Oscar Saccorotti, Gabbietta, 1979