Il Golfo di Spezia
di Tammar Luxoro.
Un capolavoro del maestro
del paesismo d’emozione

Imprescindibile punto di riferimento del paesaggismo ligure  e italiano dell’Ottocento, la grandezza di Tammar Luxoro è da leggersi anche in relazione all’impegno profuso in ambito istituzionale. Tra i fondatori nel 1849 della Società Promotrice di Belle Arti di Genova, l’artista sarà il promotore della riforma dell’insegnamento all’interno dell’Accademia Ligustica, riuscendo a istituire la cattedra di pittura di paesaggio e ricoprendo il ruolo di professore dal 1874 al 1888.

Lucido interprete delle innovazioni provenienti dai maggiori centri italiani ed europei, intorno alla metà del secolo l’artista percepisce la portata innovativa della lezione di Antonio Fontanesi – il maestro emiliano soggiorna per la prima volta in Liguria nel 1856 – il quale, allontanandosi da una pittura di paesaggio di ispirazione romantica, muove nella direzione del verismo. Una rara testimonianza della sua permanenza in Liguria, nonché esempio dei nuovi modi pittorici fontanesiani è il Paesaggio ligure, presentato dalla Galleria Arte Casa nel 2018 e ascrivibile appunto agli anni Cinquanta dell’Ottocento.

 

Antonio Fontanesi, Paesaggio ligure, olio su tela, cm 47 x 66
Antonio Fontanesi, Paesaggio ligure, 1857 ca, olio su tela, cm 47,5 x 66,5

Presente con rilevanti opere nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Genova e del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, la centralità di Tammar Luxoro nel panorama della pittura italiana dell’epoca è stata recentemente sottolineata in occasione delle mostre Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini, allestita presso i Musei di San Domenico di Forlì e I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità, allestita presso la GAM di Torino. In entrambe le occasioni le opere di Luxoro compaiono al fianco dei grandi nomi della pittura italiana dell’Ottocento.

Ma è nella mostra di Torino che l’attenzione si concentra sul paesaggismo d’emozione e sulla pittura di macchia; accanto ai dipinti di Luxoro, vengono esposte opere di Ernesto Rayper, Alfredo D’Andrade, Serafino De Avendaño, ovvero di quei pittori che – insieme ad Alberto Issel e Benedetto Musso– hanno animato la Scuola dei Grigi e rivoluzionato la pittura di paesaggio in Liguria. Il gruppo si forma intorno alla figura di Luxoro, maestro carismatico e influente, capace di indirizzare gli allievi a una pittura moderna e lontana dalla ridondanza degli accademismi, senza il cui impegno probabilmente si sarebbe disperso.

Galleria Arte Casa ha presentato due straordinari dipinti, Lavandaie al fiume, esempio di quell’immediatezza compositiva tipica della pittura dal vero e Il Golfo di Spezia, grande e meditato dipinto da esposizione. Da sempre ricercate dal collezionismo privato, è doveroso sottolineare la grande rarità di opere del pittore nel mercato antiquariale, tale da ridurne la presenza negli ultimi anni a poche unità.

 

Tammar Luxoro, Lavandaie al fiume, 1860 ca., olio su cartone, cm 24,5 x 32
Tammar Luxoro, Lavandaie al fiume, 1860 ca., olio su cartone, cm 24,5 x 32

Il piccolo olio di ispirazione macchiaiola, databile alla fine degli anni Cinquanta e ascrivibile quindi alla svolta verista, si presenta come un distillato delle migliori componenti della nuova pittura en plein air. Abbandonata l’austerità della pittura di storia e le composizioni di gusto romantico, l’opera si rivela nella sua poetica semplicità: un soggetto tipico dell’Ottocento pittorico, le lavandaie al fiume, si anima entro il cono prospettico introdotto dall’antico ponte in mattoni. Il sapiente gioco di ombre in primo piano esalta la luminosità delle sponde del fiume, degli alberi e del cielo. Un particolare divertente è la piccolissima sigla nascosta tra la ghiaia e i fili d’erba.

Il Golfo di Spezia è preceduto da uno studio preparatorio caratterizzato da notevole immediatezza tecnica ed elevata qualità realizzativa, anch’esso trattato dalla Galleria Arte Casa alcuni anni or sono

 

Tammar Luxoro, Golfo di Spezia, 1970 ca., olio su tela, cm 22 x 60
Tammar Luxoro, Golfo di Spezia, 1970 ca., olio su tela, cm 22 x 60

Una composizione debitrice della tradizione vedutistica – che in Liguria ha trovato in Cambiaso, Garibbo e Caffi, tre raffinati interpreti – si apre alla modernità grazie alle pennellate brevi e alla resa luministica volta a definire la poesia dell’ora del tramonto. Il dipinto sembra essere stato pensato come una somma di punti d’attenzione. L’ampia radura in primo piano, definita mediante una puntigliosa tessitura di fili d’erba e piccole rocce, accompagna lo sguardo alle due lavandaie intente a ritirare i panni stesi ad asciugare sulle travi da costruzione. Travi su cui l’artista, come nel dipinto dell’Accademia che risulta complementare in fatto di epoca, soggetto e dimensioni, appone la propria sigla.

Un gruppo di figure in abbigliamento militaresco muove dal “torretto”, l’antico mulino a vento, verso la piccola costruzione in muratura, probabilmente una rimessa per le barche da pesca ma che, nella sua semplicità, ricorda la capanna della Natività. Il colle dei Cappuccini interrompe la simmetria della composizione e, come una quinta scenica, introduce il golfo collinare di ponente che vede, verso la linea dell’orizzonte, la Fortezza del Varignano ancora illuminata dal sole.

Tammar Luxoro, Il Golfo di Spezia, 1870 ca., olio su tela, cm 75 x 175
Tammar Luxoro, Il Golfo di Spezia, 1870 ca., olio su tela, cm 75 x 175

Forse per salutare la fine del giorno, il veliero in lontananza ha appena sparato un colpo di cannone; la quiete delle tante figure che animano l’opera e l’atmosfera di sospensione temporale che pervade la superficie dipinta non ne risultano tuttavia turbate. Nascosti dalla foschia, poco alla volta si rivelano allo sguardo altri elementi, imbarcazioni, figure, piccoli borghi in lontananza.

Come segnalato da Marzia Ratti (Donati 2002), in una lettera datata 9 agosto 1874 e indirizzata al committente, l’artista ricorda «il viaggio a Spezia per fare studio del quadro che Ella mi avea ordinato». È possibile pensare che il dipinto sia stato realizzato entro quella data, presumibilmente intorno al 1870.

Prima di approdare in Galleria Arte Casa l’opera viene pubblicata nel volume Pittura in provincia di Spezia (Piero Donati 2002) e in seguito esposta in occasione delle mostre genovesi Caffi e Genova. La percezione del paesaggio ligure a metà Ottocento (Palazzo Reale 2006) ed En plein air. Luigi Garibbo e il vedutismo tra Genova e Firenze (Palazzo Rosso 2011). La prestigiosa vicenda espositiva e bibliografica rende merito a un grande capolavoro della pittura ligure dell’Ottocento.