Antonio Discovolo e Orlando Grosso
tra Bonassola
e le Cinque Terre

Orlando Grosso, Il pittore Discovolo, 1931

Nel rappresentare un amico nell’atto di dipingere si condensano le componenti emotive più suggestive della pittura, permettendo a chi osserva di percepire la forza di legami autentici e scevri da personalismi. Orlando Grosso, grande pittore di paesaggio e figura, il cui impegno dietro le quinte ha permesso a tante personalità dell’arte ligure di acquisire notorietà agli occhi di un pubblico nazionale, ha fatto del “ritratto dell’artista” un motivo pittorico ricorrente. Si vedano ad esempio le composizioni che hanno come soggetto Cesare Viazzi, Giuseppe Pennasilico, Antonio Discovolo, Angelo Balbi e Pietro Dodero, inestimabili pagine pittoriche che testimoniano il fermento culturale e il clima di collaborazione che ha caratterizzato l’ambiente artistico ligure del Novecento.

Nelle nostre sale è presente l’opera Il pittore Discovolo, che raffigura l’artista intento a dipingere a ridosso della cinquecentesca chiesa di San Giorgio sulle alture di Bonassola; un dipinto in cui è ravvisabile la freschezza che contraddistingue la poetica di Orlando Grosso, fatta di gesti istintivi, pennellate svelte e colori accesi, elementi tipici di quel post impressionismo caro ai Sei di Torino e, più in generale, a chi si è opposto alle rigidità del novecentismo integrale.

Come testimoniato dall’articolato corpus di documenti conservati presso l’Archivio Orlando Grosso alla Biblioteca Berio di Genova, il rapporto di amicizia  e contaminazione poetica tra Grosso e Antonio Discovolo è stato lungo e appassionato e ha avuto come epicentro Bonassola, l’antico borgo marinaro incastonato nella frastagliata riviera di levante.

 

Antonio Discovolo, Il guardiano, 1935

Nell’entroterra di Bonassola Discovolo nel 1935 dipinge Il guardiano, esposto l’anno successivo in occasione di una personale allestita presso la prestigiosa Galleria Pesaro di Milano, oggi in esposizione presso la Galleria Arte Casa. Una grande opera, vibrante e “soleggiata”, laddove, mediante una velatura di raffinato senso dell’umorismo, il pittore rappresenta la caparbietà con cui un piccolo cane adempie alla mansione di fare la guardia a un vecchio casolare rustico. La resa luministica lirica e al contempo aderente al reale diventa veicolo utile a esprimere sensazioni di spensieratezza e sottile allegria.

 

Antonio Discovolo, Monterosso, 1930 ca.

Antonio Discovolo dipinge la natura della riviera di levante, arrivando a sublimare la vegetazione della macchia mediterranea, i promontori, gli scogli e le onde del mare in immagini di particolare intensità atmosferica, diventate icone riconosciute in Italia e all’estero.  

Un altro esempio rilevante in esposizione presso la Galleria Arte Casa è Monterosso, in cui le fronde di un castagno, luminose e brillanti, fanno da cornice alla bellezza quasi minerale di un mare plasmato dal vento. Poche sono le immagini capaci di sintetizzare l’essenza della pittura ligure del Novecento come quella di un albero a picco sul mare, diventata autentico topos letterario e iconografico. Così il pittore fa del tema ricorrente il proprio e personale ringraziamento nei confronti di una terra che lo ha accolto e che tanto ha offerto alla sua fervida immaginazione.

 

Dal tempo in cui gli artisti si accorsero che per essere “bello” un paesaggio deve mostrare anche l’anima dell’artista, oltre che del paesaggio, nelle Cinque Terre sono passati centinaia di pittori, viaggiatori: gente di cultura e di conoscenza. Alcuni ci resero poi le loro esperienze con le loro opere, i loro scritti e sono rimasti nella memoria delle popolazioni. Vogliamo dire di Telemaco Signorini, Antonio Discovolo, …

Dario Cappelini, Per quell’amor di cose, 1992